Helen Grayco

Helen Grayco

Helen Grayco

di Giuseppe Musolino

E’ stata una delle maggiori sorprese in cui mi sono imbattuto durante la scrittura della biografia di Michele Pane: una sua nipote – o meglio, una nipote della moglie Concettina Bilotta – è stata ed è ancora una cantante molto famosa negli Usa. Pochi in Calabria la conoscono ed è per questo motivo che ne voglio parlare in questo blog. Ma cominciamo con ordine.

Helen Grayco

Helen Greco, in arte Helen Grayco

La cantante è conosciuta come Helen Grayco ma il suo vero cognome è Greco e il suo legame con Concettina Bilotta è spiegato nelle righe seguenti. Antonio Sinopoli era il nonno materno di Maria Concetta Bilotta; tra i figli di Antonio Sinopoli c’erano Innocenza ed Elisabetta. Elisabetta è la madre di Maria Concetta mentre Innocenza sposò un certo Giovanbattista Greco. Da Giovanbattista nacque nel 1885 Battista  che emigrò giovanissimo nel 1901 negli Usa. Battista Greco dunque era cugino in primo grado di Maria Concetta ma anche cugino di secondo grado dello stesso Michele Pane.
Battista Greco emigrò negli Usa nel 1901 dove nel 1908 sposò Rosa Cianflone a sua volta emigrata nella città di Tacoma (Washington). Qui nacquero i loro 11 figli, come si può vedere dal documento che segue che è una pagina del censimento del 1930:

Censimento Usa del 1930 - famiglia Battista Greco

Censimento Usa del 1930 – famiglia Battista Greco

La famiglia abitava al n. 1314 di South Cushman Ave. e i suoi componenti sono elencati a partire dal numero 57 del foglio. Il primo è il capofamiglia Battista, segue la moglie Rosa, poi le figlie Caterina, John, Theresa, Ralph, George, Anthony, James, Helen, Elizabeth e poi il suocero Raffaele (Ralph) Cianflone. Battista risulta essere proprietario di un negozio di pasticceria in cui lavoravano già i primi due figli, mentre la  penultima figlia è proprio la Helen di cui si parla.

Helen nacque il 20 settembre 1924 e da giovanissima manifestò un talento spiccato per il canto. A otto anni debuttò in un programma dal titolo The Carnival Hour alla stazione radio KHJ che trasmetteva da Los Angeles. Successivamente ci fu l’incontro con Bing Crosby (famoso attore e cantante, anch’egli nato a Tacoma) al quale capitò di ascoltare Helen che cantava in uno show radiofonico trasmesso da una stazione radio di Seattle. Crosby, ascoltandola, pronunciò le profetiche parole “Holly-wood!” e così fu.
In quegli anni – gli anni ’30 – l’America era in piena crisi economica, la Grande depressione, e anche gli affari di Battista, il padre di Helen, ne soffrirono. Anzi, per colpa della grande crisi, accadde che i clienti del suo negozio-ristorante non riuscivano più a pagare i conti e lui, continuando a fare credito, rapidamente si ritrovò in una situazione economica insostenibile e dovette chiudere l’attività. Fu così che Helen divenne il sostegno per tutta la famiglia, i suoi 10 fratelli, i genitori e il nonno materno che viveva con loro. Accompagnata dai due fratelli maggiori e dalla sorella andò a Hollywood dove riuscì ad avere il contratto per lo show. A quel punto tutta la famiglia si trasferì a Los Angeles. Helen guadagnava da 50 fino a 70 dollari alla settimana, una grande cifra durante gli anni della depressione. A 13 anni fu messa sotto contratto dagli Universal Studios, firmando un contratto con Joe Pasternak. Gli Universal Studios stavano cercando una nuova attrice che sostituisse Deanna Durbin, che aveva avuto un enorme successo con il film Tre ragazze in gamba del 1936, la quale stava per uscire dai ruoli di giovane per passare a quelli di donna. Helen sembrava candidata a essere l’attice degli Studios per i ruoli di adolescente e il pre-contratto che prevedeva la paga settimanale di 100 dollari ne era la riprova. Il film si doveva chiamare Little Lady con la regia di Norman Taurog, ma un cambio improvviso nella dirigenza degli Universal Studios, ribaltò le cose e il contratto con Helen fu sciolto.

In seguito Helen ebbe qualche partecipazione anche in famosi film, ma si trattava di piccole parti.
La più importante è una breve apparizione in uno dei film più importanti della storia del cinema A night at the Opera dei fratelli Marx del 1935. Helen, che allora aveva solo 11 anni, comparve come una delle bambine che circondavano Chico Marx mentre suona il piano, scena che viene subito dopo la canzone interpretata da Allan Jones, nella parte centrale del film. Ecco il breve spezzone in cui si vede Helen (è la seconda da destra, evidenziata):

Il suo nome, naturalmente, non compare nel cast e la conoscenza di questo particolare viene da un’intervista concessa dalla stessa Helen al critico musicale americano Bill Reed nel 2008.

Nel frattempo Helen frequentava la Hollywood Professional School di Los Angeles.

Hollywood Professional School

Hollywood Professional School di Los Angeles

Per due o tre anni Helen Grayco, questo era diventato il suo nome d’arte, lavorò con le band di Chuck Cascalas, Chuck Cabot e Red Nichols.

Nel 1946 l’incontro decisivo con il futuro marito, il cantante Spike Jones. Helen stava esibendosi all’ Hollywood Palladium quando fu sentita da Spike Jones che aspettò la fine dell’esibizione per parlare con Helen per proporle di lavorare con lui. Helen rimase perplessa perchè il genere di spettacolo di Jones era completamente diverso dal suo. Lei era una cantante raffinata di swing e jazz mentre Spike Jones proponeva spettacoli teatrali, più adatti ad attori che a cantanti. Ma lui chiarì subito: Helen avrebbe avuto uno spazio tutto suo, autonomo dal resto dello show, 15-20 minuti di canzoni utili per calmare il pubblico che di solito si eccitava molto per le rocambolesche performance di Jones.

Helen viene così inserita nello show di Jones e tra i due nasce anche qualcosa di più che li porterà al matrimonio nel 1948. Proprio in quell’estate del 1948 si erano recati in Los Angeles Maria Concetta Bilotta e la figlia Leda (moglie e figlia di Michele Pane) come racconto nella biografia di Michele Pane a pag. 214 e seguenti. Gli sposi erano in viaggio di nozze a Honolulu e tornarono in città giusto in tempo per salutare le ospiti che stavano per tornare a Chicago.

Articolo sull'imminente matrimonio di Spike e Helen

Articolo sull’imminente matrimonio di Spike e Helen

Fotografia di un'agenzia che annuncia l'imminente matrimonio di Helen e Spike

Fotografia di un’agenzia che annuncia l’imminente matrimonio di Helen e Spike

Spike Jones, Helen Grayco e figli

Spike Jones, Helen Grayco e figli

Spike Helen e figlio

Spike, Helen e figlio

La carriera di Helen continuò nello show del marito e anche come cantante solista di un particolare jazz, jazz da “cocktail delle ore piccole”, molto affascinante e coinvolgente. Pubblicò numerosi dischi singoli e poi due album, rispettivamente  nel 1957 e 1958 intitolati After Midnight e Lady in Red:

Copertina di "After midnight" - 1957

Copertina di “After midnight” – 1957

Copertina di "Lady in red"

Copertina di “Lady in red”

Spike Jones morì all’età di 53 anni nel 1965.

Helen manteneva buoni rapporti con la famiglia di Michele Pane. Oltre all’episodio raccontato nella biografia Michele Pane. La vita a pag. 214, quando a spettacolo finito scende dal palco per salutare i Pane seduti in terza fila dello Studebaker Theatre di Chicago (nel 1947), Pamela, la figlia di Salvatore, mi ha scritto che ricorda ancora il giorno in cui, durante un passaggio di Spike ed Helen da Chicago (nei primi anni’60), lei fu ospite insieme al padre dei coniugi Jones nel ristorante Pump’s Room. Il Pump’s Room dell’Ambassador East Hotel era il ristorante più prestigioso della città, specialmente il Booth One, in cui erano di casa i maggiori attori e personaggi dello spettacolo. Era davvero una cosa fuori dal comune essere ammessi a quella sala e Spike e Helen fecero davvero un bel regalo invitando Salvatore e la figlia Pamela in quel locale esclusivo.

Sui rapporti di Helen Grayco con i parenti calabresi abbiamo l’inedita testimonianza della prof.ssa Carmela Brunetti di Lamezia Terme, legata da parentela con Helen, che mi ha gentilmente messo a disposizione una fotografia spedita nel 1958 a suo padre Michele Brunetti dallo zio Battista Greco:

Battista Greco, la moglie Rosa e gli 11 figli nel 1958

Battista Greco, la moglie Rosa e gli 11 figli nel 1958

 

In questa eccezionale fotografia i genitori sono al centro, seduti, e tutto intorno i figli. Helen è col vestito bianco a sinistra, con il suo inconfondibile sorriso. Appesa al muro, a destra, si intravede una cornice con la fotografia di Spike Jones ed Helen.

Questa è la dedica che  accompagnava la fotografia:

Dedica a Michele Brunetti

Dedica di Battista Greco a Michele Brunetti

Grazie ancora, Nella, per la generosa collaborazione!

Giuseppe Musolino

 

Ecco alcuni filmati che ci permettono di scoprire Helen Grayco, un’artista dal grande talento.

Il primo ripropone una delle numerose partecipazioni di Helen Grayco allo spettacolo che Spike Jones teneva sulla rete televisiva NBC dal titolo Colgate Comedy hour. Si trattava di un programma sponsorizzato dalla ditta Colgate Palmolive che alternava spot pubblicitari dei prodotti di pulizia della multinazionale allora famosi anche in Italia con gag e canzoni e che andava in onda la sera della domenica dalle 20,00 alle 21,00.
Il protagonista presentatore è Spike Jones, con il suo tipico vestito a quadri e la chewing gum perennemente in bocca. Quella che segue è la canzone «Mad About the Boy» cantata da Helen nella puntata andata in onda il 16 settembre 1951:

Ecco un’altra canzone, One for My Baby, di Helen Grayco nello show di Spike Jones del 1952:

Queste sono altre interpretazioni di Helen:

Helen Grayco Well Be Together Again:

 

Helen Grayco Lily’s Lament [Cell 29]. Musica di Perez Prado:

Helen Grayco  Take me in your arms:

 

Helen Grayco “Rock And Roll Wedding”, 1956:

Helen Grayco “Night train”:

Intervista a Helen Grayco e amici ricordando Spike Jones dal sito ufficiale di Spike Jones:

Filmografia

Helen Grayco vanta anche partecipazioni in alcuni film di Hollywood.
That Certain Age  (1938)

Locandina di "That Certain Age"

Locandina di “That Certain Age”

In questo film, che vede protagonista Deanna Durbin, Helen ha solo una piccola parte tanto è vero che nel cast è indicata come “girl”.
Cha-Cha-Cha Boom

Locandina "Cha Cha Cha Boom"

Locandina “Cha Cha Cha Boom”

Helen in questo film interpreta “se stessa” poichè esegue il brano Lily’s Lament [Cell 29] con la musica di Perez Prado che è visibile nei link precedenti.
Un’altra locandina del film:

Locandina "Cha Cha Cha Boom"

Locandina “Cha Cha Cha Boom”

Helen Grayco e il marito Spike Jones furono sempre seguiti con grande attenzione dai giornali americani specializzati nel campo musicale.
Ad esempio il settimanale  The Billboard su quasi tutti i numeri pubblicava notizie e fotografie dei due artisti, e spesso dedicava loro la copertina.
Ecco alcune immagini:

Copertina di Billboard 5 agosto 1950

Copertina di The Billboard, 5 agosto 1950

Quella che segue è una fotografia tratta da un articolo pubblicato in The Billboard del 29 novembre 1947 in cui Helen e Spike (non ancora sposati) mostrano un barile pieno di monete raccolte per finanziare un’associazione per la lotta contro il cancro.
La fotografia è interessante perchè, come dice la didascalia, la raccolta fu fatta durante uno spettacolo al teatro Studebaker di Chicago che poi è quello in cui avvenne l’incontro con la famiglia di Michele Pane (vedi Michele Pane. La vita a pag. 214).

The Billboard 29 novembre 1947

The Billboard, 29 novembre 1947

The Billboard 17 marzo 1951

The Billboard, 17 marzo 1951

 

The Billboard, 12 febbraio 1955

The Billboard, 12 febbraio 1955

 

The Billboard, 18 settembre 1954

The Billboard, 18 settembre 1954

 

Copertina di Down beat

Copertina di Down beat, 1951

Copertina TV Guide 1961

Copertina TV Guide, luglio 1961

 

Helen, Spike e Duke Ellington, dalla rivista "Jet", 1954

Helen, Spike e Duke Ellington, dalla rivista “Jet”, 1954

Questi sono i link ad alcuni filmati presenti sulla rete che mostrano le performances di Spike Jones:

1) Hits Medley: una raccolta di successi

2) Pass the biscuits, Mirandy (1942)

 

Copyright © 2012-2013  Giuseppe Musolino

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‘A fòcara

‘A fòcara

‘A focara è una delle poesie più famose di Michele Pane, pubblicata per la prima volta in Viole e ortiche nel 1906.

Ma quanti sanno esattamente che cos’è la fòcara?
Innanzitutto, ricordiamo che la parola si pronuncia con la  f  iniziale aspirata come la “c” toscana di casa o la h inglese di home. Questa particolare pronuncia, oggetto nel passato di molte discussioni su come si debba tradurre nella scrittura, ha spesso portato al grave errore di inserire una h dopo la  f  (fhocara) o addirittura di usare la lettera h al posto della f.

Questi modi errati di scrivere erano stati già trattati dal prof. Luigi Accattatis nella prefazione al suo famoso Vocabolario del dialetto calabrese e ribaditi nell’appendice a Viole e ortiche (1906) in cui Michele Pane pubblica una nota dell’Accattatis sulla sua poesia. Le parole di Accattatis sono esplicite: «Il delirio di alcuni bravi scrittori calabresi è arrivato fino al punto di scrivere huocu, hidile, hocara, ecc. per rendere il suono aspirato che la labio dentale f  ha in Panettieri ed in altri paesi del cosentino, senza nè meno avvertire i lettori che quella h iniziale sta in sostituzione della lettera f, onde è a leggersi fuocu, fidile, fòcara.» (vedi G. Musolino, Michele Pane. La vita, pp. 77-78).

'A fòcara

Per quanto riguarda l’etimologia di fòcara, ovviamente all’origine c’è il latino focus, da cui focàra che è una specie di braciere. Il nostro fòcara è usato solo in Puglia, precisamente nel Salento, con lo stesso significato di grande fuoco acceso all’aperto, e in Sicilia. Come curiosità ricordo che focora, col significato di plurale di “fuochi”, è una delle prime parole che compaiono nella lingua scritta cosiddetta del volgare italiano, poichè la usa Cielo d’Alcamo nel Contrasto:

«Rosa fresca aulentissima, ch’appari inverso state,
le donne ti disirano, pulzell’e maritate!
Traimi de ’ste focora, se t’este a bolontate,
perché non aio abento notte e dia
penzanno pur di voi, madonna mia».

Questo stesso secondo verso di Contrasto che contiene la parola focora, è citato da Dante Alighieri nel De Vulgari Eloquentia (I, XII) (riportato nella forma «Tragemi d’este focora se t’este a boluntate») come esempio del pessimo giudizio che aveva della parlata siciliana per la lentezza del ritmo.

Ma torniamo alla fòcara. Si tratta di un grande falò che si accende la sera della vigilia di Natale e che poi viene mantenuto in vita e ravvivato la notte dell’ultimo dell’anno e dell’Epifania. Un grande fuoco all’aperto, quindi, come lo si ritrova nelle tradizioni popolari di molti paesi europei in corrispondenza del giorno più corto dell’anno ma anche in altri periodi.
L’origine della tradizione è certamente pagana, come tanti altri riti e tradizioni che le religioni hanno assorbito e rielaborato, ma qui quello che più interessa è l’aspetto antropologico della fòcara, cioé come è stato rielaborato e vissuto nelle comunità calabresi in generale e in particolare in Decollatura.

La materia prima consisteva principalmente in ceppi di castagno, quasi sempre la parte che rimaneva nel terreno dopo aver tagliato un albero. Si tratta di un intrico di radici in cui rimane molta terra e il colletto del tronco appena accennato. Non si può parlare di materiale di scarto poiché, nei tempi antichi, anche l’apparato radicale degli alberi veniva utilizzato come legna da fuoco, dopo aver scavato il terreno tutto intorno al punto di taglio, che sfiorava il terreno, e, a volte, anche al di sotto. Nessuno si poteva permettere il lusso di lasciare marcire nel terreno qualche quintale di legno in tempi in cui l’unica fonte di combustibile era il legno secco che cadeva dagli alberi dopo un temporale, diritto riconosciuto agli abitanti dei paesi montani sui terreni dei feudatari con il nome legnare a morto, ossia diritto alla raccolta dei rami secchi spontaneamente caduti dagli alberi. C’era poco altro da bruciare: le frasche (fascine di rami secchi), le poche reperibili, servivano per ardere il forno; le stoppie dei lupini occorrevano per le riparazioni annuali del pagliaio; dei tronchi degli alberi, non è neanche il caso di parlarne: chi avrebbe mai tagliato un albero, privandosi di una fonte di cibo? Oltretutto – e ciò sembra inverosimile – il paesaggio dei tempi passati era molto più spoglio di quello di oggi! Nei terreni coltivabili non erano tollerati alberi che, facendo ombra, avrebbero ridotto la produzione del campo e quindi non se ne piantavano, o meglio, c’erano pochi, alti, immensi alberi di pirajina  o di melo, tanto alti che la loro ombra si distribuiva su una grande area e quindi dava poco disturbo al raccolto. Non c’erano luoghi incolti in cui potevano essere trovati arbusti o altro materiale vegetale. Gli alberi, i pochi tollerati lungo gli argini dei fiumi o nel bosco, erano potati fino ad altezze inverosimili durante l’estate per dare da mangiare alle capre. Restavano quindi le radici degli alberi abbattuti dalle intemperie, quelli trasportati dalla corrente dei fiumi, quelli i cui proprietari non avevano vigilato abbastanza…

I ceppi, chiamati zucchi in dialetto decollaturese, dovevano dunque essere raccolti lontano, nei boschi o vicino ai fiumi, e trasportati su un rudimentale carro fino alla piazza della frazione di appartenenza dei volontari. Il lavoro necessario per togliere il ceppo con tutte le radici dalla terra e per portarlo a destinazione avrebbe scoraggiato chiunque. Ed è proprio in questo aspetto che, tentando un’analisi antropologica della fòcara, si possono trovare gli elementi per dare un’interpretazione plausibile sulla sua origine e significato. Il punto di partenza è che le radici e la parte di tronco rimasti sottoterra impediscono la lavorazione e la semina del terreno e inoltre, particolarmente nel caso del castagno, non marciscono che dopo moltissimi anni. La cooperazione di tante persone nell’improbo lavoro di estrazione ed eliminazione delle ceppaie di castagno è da considerarsi un’opera positiva poichè una volta l’anno i boschi, e comunque i terreni in genere, venivano ripuliti da queste ingombranti e moleste presenze. Se poi vogliamo andare ancora più indietro nel tempo, fino al medioevo e poi ancora prima, dobbiamo ricordare una delle tecniche primitive di coltivazione: la cosiddetta cesina.

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Parco Letterario-Storico-Paesaggistico di Adami

Parco Letterario-Storico-Paesaggistico di Adami

Oggi pomeriggio, 18 dicembre 2011, alle ore 18,00, nel centro storico di Adami nel comune di Decollatura, è stata inaugurata la sede del Parco Letterario-Storico-Paesaggistico di Adami con la mostra dal titolo “Michele Pane, un poeta, il ricordo nel presente“. Il sottotitolo “Esposizione di opere e carte autografe” fa capire immediatamente che si tratta di una pregevole esposizione di documenti originali riguardanti il massimo poeta calabrese Michele Pane. Ma andiamo con ordine, raccontando lo svolgimento della memorabile serata.

 

Parco Letterario-Storico-Paesaggistico di Adami

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Parco Letterario-Storico-Paesaggistico di Adami nasce nel luglio del 2009 come associazione per la valorizzazione del territorio che ha come centro Adami nel comune di Decollatura, provincia di Catanzaro. Si tratta di un luogo unico che unisce straordinarie risorse ambientali, umane e culturali tali da aver indotto il prof. Musolino, autore di queste note e del libro Michele Pane. La vita, durante la presentazione del volume il 13 agosto nella Sala Consiliare di Decollatura, a coniare l’espressione “Il più poetico ed eroico miglio quadrato d’Italia“. L’espressione era piaciuta molto già da allora al presidente del Parco arch. Luigi Adamo che spesso, orgogliosamente, la ripete. L’espressione, modestamente ispirata a quella usata da D’Annunzio per il lungomare di Reggio Calabria, è però giustificata se si considera che entro il fatidico quadrato, nacquero ed operarono personaggi dello spessore di Michele Pane, don Luigi Costanzo, Francesco e Vincenzo Stocco, il poeta Felice Costanzo – nipote di Michele Pane – e poi vi avvenne la la liberazione di Vincenzo Stocco ad opera di Salvatore e Francesco Saverio Pane (padre e zio di Michele) e la resa dell’esercito borbonico nel 1860, tappa fondamentale del processo che porterà all’Unità d’Italia.

Vico I Michele Pane

Il Parco aveva  già promosso attività culturali ma a questo punto c’era bisogno di una sede stabile in cui organizzare la struttura dell’associazione e anche istituire il primo nucleo di una mostra permanente. Come sede, grazie alla disponibilità della famiglia Adamo attualmente residente in Firenze, è stata ottenuta gratuitamente una casa nel centro storico di Adami, nel Vico I Michele Pane (e già se ne comprende il valore ambientale). Non è solo l’indirizzo a dare valore alla sede ma, in un paese in cui tutto è storia, anche la sua origine poiché quella casa era stata la casa di Marianna Pane, sorella di Michele, che aveva sposato Giuseppe Adamo, e dei quali sono discendenti gli attuali proprietari. E ancora aggiungiamo che quella casa fu per molti anni sede dell’ufficio postale di Adami, e dunque da quella stanza posta al piano rialzato a cui si accede con una scaletta esterna, passò tutta la corrispondenza di Michele Pane per i suoi parenti  e quella di e per don Luigi Costanzo.

I volontari dell’associazione Parco per molto tempo hanno lavorato per sistemare la casa che era chiusa da molto tempo e poi per raccogliere e preparare gli oggetti e i documenti da esporre. E infine, questa sera, l’inaugurazione:

Inaugurazione

Il Sindaco Anna Maria Cardamone e il Presidente del Parco Luigi Adamo

 

Inaugurazione

Il Sindaco Anna M. Cardamone, il Presidente del Parco Luigi Adamo e Padre Benedetto Marani

Nel discorso d’inaugurazione il Presidente Luigi Adamo ha ringraziato tutto il direttivo del Parco, gli iscritti e le loro famiglie che hanno contribuito alla realizzazione del  progetto che ha come scopo anche quello di attirare l’attenzione su un paese che rischia di spopolarsi completamente e che invece meriterebbe di vivere un’inversione di tendenza per l’alta qualità della vita che ancora oggi vi si può trovare. Il Sindaco di Decollatura, Anna Maria Cardamone, ha fatto i suoi complimenti al Parco che ha realizzato una lodevole iniziativa ed ha ricordato che la sua Amministrazione non solo sostiene chi si attiva per il bene comune ma che lei stessa oggi pomeriggio aveva appena festeggiato con amministratori e cittadini la riapertura al pubblico del Museo della Nostra Terra, un museo civico di storia e tradizioni popolari che condivide con il Parco gli stessi obiettivi di valorizzazione del territorio e il ruolo di stimolo per l’indotto nel settore turistico.

E infine, prima del taglio del nastro, la benedizione dei locali da parte di Padre Benedetto Marani che regge attualmente la Parrocchia di Adami.

Ecco il filmato che documenta (in parte) la cerimonia d’inaugurazione:

Poi tutti a visitare la casa che è già di per sè un bene museale: scale in legno, pavimenti in cemento liscio decorato con incisioni, porte con maniglie d’epoca e poi il tepore che, anche in una  fredda serata invernale a 800 metri di quota, si avvertiva, forse per le pareti di grande spessore o forse anche per la magia della presenza dell’uomo che permane in un luogo anche dopo anni che è rimasto disabitato.

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Un saluto dal Canada di Giovanni Falvo

L’amico Giovanni Falvo, che qualche giorno fa ci ha mandato il suo bellissimo filmato sulla visita alla tomba di Michele Pane in Chicago, ha voluto inviare tramite questo sito un saluto a tutti i suoi amici e parenti sparsi per il mondo.
Siamo onorati di poter ospitare il suo messaggio che contiene il più grande atto di cortesia usato dalla nostra gente: aprire la propria casa agli ospiti!

Ecco il filmato:

(elaborazione audio/video di Giuseppe Musolino)

 

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